Midnight in Paris

Regia: Woody Allen – Cast: Owen Wilson, Rachel McAdams, Marion Cotillard

Quando visiti Parigi, quando assapori le sue strade, le piccole viuzze colme di passato, di resistenza al futuro, quando ti incanti attorniato da maree di pennelli, matite, cavalletti, posizionati là dove tutto il piacere per l’arte comincia, allora sei pronto a carpirne l’essenza che aleggia nell’aria e ti sussurra all’orecchio.

Woody Allen, regista seriale, fin troppo ripetitivo nelle sue osannate idee dell’uomo frustrato e fuori posto nella società dalle vacue parole, si posa con la sua incontrovertibile visione americana, sull’Europa che pare quasi non aver visitato.

Annuncia la protagonista in Midnight in Paris, che è appunto la città, omaggiandola con cartoline cariche di casuale routine giornaliera; come se, per riuscire ad eguagliare l’aura vivida che si assapora nella realtà parigina, bastasse documentarla con delle diapositive, inanellate una dietro l’altra.

Dopo Match Point nella Londra dell’Upper Class, umettata e nebbiosa, e Vicky Christina Barcelona nella città catalana, passionale e aggressiva, il regista americano si sposta per varcare la soglia dell’arte, descrivendo Parigi come intellettuale e raffinata. Un po’ come dire “Venezia è bella, ma per viverci…”. Infatti Allen continua il suo personale e stereotipato viaggio nelle capitali europee, dando una visione superficiale e poco originale delle amate città culturali, pur avendo sempre quello sguardo pacato che lo contraddistingue.

A trasportare questa sequela di cartoline, Owen Wilson (Hall Pass), dalle movenze care al regista, ma dalla faccia yankee totalmente in disaccordo con i gesti e le parole. In Whatever Works trova in Larry David (Seinfield) una marionetta dalle stesse movenze, ma cerca di ficcare nel nasone scomposto del biondo americano (in questa pellicola) qualcosa che non gli appartiene.

La storia vede il protagonista Gil, insicuro scrittore prestato alla sceneggiatura, che trovata Parigi, nel viaggio con fidanzata e suoceri, si lascia emozionare calpestando le strade della città succesive alla mezzanotte, dove si incontrano Fitzgerald e consorte, Hamingway, Bunuel, Man Ray, impressionisti, Cole Porter e chi più ne ha più ne metta, tutti riuniti in un unico vero sogno dell’epoca d’oro, nella volontà del protagonista di estraniarsi dal nuovo millennio per non sentirsi a disagio. Questo viaggio metatemporale lo aiuterà con la propria autostima di romanziere e con la sua vita sentimentale, in totale sfascio.

Molti criticano Allen per la sua sfacciata voglia di regalare al mondo la stessa visione di uomini ridotti all’ipocondria e alla prigionia matrimoniale, senza badare a come sappia portare con maestria quelle battute da cabaret nelle immagini filmiche o come riesca con il suo movimento di macchina compassato e distaccato a descrivere, ad annullarsi completamente, trasformandosi in spettatore.

Tutto questo viene dimenticato, viene ignorato a volte, ma resta il fatto, puro e insindacabile, che Allen non abbia la bencheminima voglia di ritagliarsi un percorso diverso, rispetto al passato (al suo), portando il fruitore (infedele) alla noia, ad una presa di posizione contraria all’idea che lo stesso regista si è fatto.

Ha comprato le guide della città, si è lasciato incantare dalle parole pompose dei maestri parolai e ha dipinto un immenso affresco statico, non originale, chiamando a sè scrittori, cineasti, fotografi, musicisti, per renderli come solo i caricaturisti provinciali sanno fare.

Midnight in Paris è un buon film, ben diretto, con battute caustiche, incisive, ma rilascia una sorta di soporifera atmosfera che rimane e pervade anche le pellicole già citate in precedenza: senza sforzo, senza personalità e senza continuità, nonostante la fissazione di Allen.

In ogni caso aspetteremo con ansia il suo prossimo lavoro, magari vagando per i sampietrini dissestati che portano al Colosseo o trovandoci a degustare birra in compagnia all’Hofbrauhaus, sperando sempre (invano), in un’opera orchestrata con maestria, ma questa volta spersonalizzata.

 

Andrea Bandolin

Questa voce è stata pubblicata il 15 dicembre 2011 alle 20:06 ed è archiviata in Recensioni, Recensioni attuali. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Segui tutti i commenti qui con il feed RSS di questo articolo.

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